RIFLESSIONE
PER UN PROGETTO DI CARITAS PARROCCHIALE “Da questo
tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore
gli uni per gli altri” (Gv.13,35) INTRODUZIONE La Chiesa è nel mondo, dentro la storia, in un dato
territorio: da qui nasce l’esigenza della proposta della Caritas
parrocchiale.Essa nasce da un confronto con le sfide del presente; come
accoglienza delle persone concrete, con la loro storia, le domande, i
drammi e la ricerca di ragioni per vivere. Nasce in un preciso contesto;
in una realtà sempre più globale ma sempre più frammentata;
caratterizzata da segnali diffusi di disagio (solitudine, povertà,
marginalità, devianza) e da una caduta della coscienza sociale e di impegno per la città dell’uomo. 1. PER UNA
CHIESA FRATERNA Le radici della proposta della Caritas sono nella
vita di Gesù, nell’immagine della Chiesa primitiva assidua
nell’ascolto della Parola e nell’unione fraterna. La proposta è
parrocchiale, perché nasce nella parrocchia, segno concreto e luogo
rinnovato di evangelizzazione. La parrocchia è il primo ed insostituibile
spazio ecclesiale in cui si alimenta la crescita di una carità che
significa disponibilità personale e insieme proposta missionaria
attraverso gesti ed impegni comunitari. Il futuro della pastorale
parrocchiale lascia intravedere una sempre più stretta connessione tra
l’ascolto e l’annuncio della Parola, la celebrazione dei sacramenti e
la testimonianza della carità. Lo stesso termine parrocchia (parà oikìa)
significa letteralmente “casa accanto”. Attraverso la parrocchia ogni
cristiano si sente Chiesa e diventa corresponsabile. Attraverso la
parrocchia la Chiesa arriva ad ognuno, esprime prossimità ad ogni
persona. La parrocchia è popolo in cammino; significa mettersi in viaggio
con altri senza pretendere di scegliersi la compagnia, apprezzare il
valore dell’incontro e dell’accoglienza tra diversi, sperimentare la
fatica e la gioia di camminare insieme. Si impara ad aspettarsi perché ci
si salva insieme, si verifica la propria appartenenza alla Chiesa
assumendo impegni e responsabilità concreti. Ogni parrocchia deve quindi
aiutare chiunque ad essa si rivolga a sentirsi come in casa propria,
facendosi porta aperta e luogo di accoglienza e ascolto senza
pregiudizi.La carità crea comunione; la carità è comunione perché
lascia esprimere in noi la realtà di Dio-Amore.Rimanendo in Gesù sapremo
essere Chiesa fraterna, capaci di ascoltare, accogliere, condividere; in
una parola, di amare come Cristo ha amato a noi. 2. PER
UNA RESPONSABILITA’ COMUNITARIA La pastorale della carità, al momento di
proporsi come servizio di crescita della comunità, deve tenere conto di
atteggiamenti propositivi per una responsabilità comunitaria quali: -
puntare a uno stile di vita che privilegia la relazione umana, la
compagnia, la presa in carico, la condivisione - sostenere la cura delle relazioni familiari, amicali, di buon vicinato, di appartenenza sociale e culturale, di lavoro -
favorire nella comunità l’esperienza della partecipazione e
della corresponsabilità, educando ad una sussidiarietà diffusa nello
stile di vita -
prendere coscienza che la comunità parrocchiale è un soggetto a
pieno titolo di “cittadinanza territoriale” che si confronta con le
diverse realtà della società civile -
portare l’attenzione della comunità verso una maturazione
profonda del senso della vita e del valore della pace, per un rispetto
totale delle persone 3. LA CARITAS
PARROCCHIALE Chiesa e povertàLa Caritas parrocchiale è uno strumento pastorale che si colloca in questo desiderio di vivere più autenticamente il messaggio evangelico.“Lo Spirito del Signore è sopra di me,…mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio…” (Lc.4,18). Per tutta la comunità cristiana e in particolare per la Caritas partire dai poveri non è scelta escludente perché di parte, ma fedeltà al progetto di Dio ed esigenza di radicalità originata dal Battesimo, oltre che dovere di coerenza tra professione di fede e stile di vita. I poveri ci rivelano il volto di Dio e la Chiesa stessa, facendo comunione con i poveri, è aiutata a comprendere meglio il Vangelo e a lasciarsene rinnovare profondamente. Prima di essere Chiesa per i poveri, ci è richiesto di essere Chiesa con i poveri e soprattutto Chiesa povera. L’amore preferenziale per i poveri costituisce un’esigenza intrinseca del vangelo della carità e un criterio di discernimento pastorale della prassi della Chiesa. Il Vangelo della carità deve dare profondità e senso cristiano al servizio ai poveri delle nostre Chiese, risvegliando la consapevolezza che questo servizio è verifica della fedeltà della Chiesa a Cristo.All’obiezione che in certe parrocchie non ci sarebbe bisogno della Caritas perché non ci sono i poveri, ci sono due risposte. La prima è che i poveri ci sono, basta aprire gli occhi e il cuore per scoprire: solitudine, bisogni non necessariamente materiali; e la seconda che la Caritas non ha il compito di occuparsi direttamente dei poveri, ma di cambiare il cuore della comunità perché ognuno senta come propri i problemi del territorio e del mondo. Coloro che si mettono al servizio della comunità attraverso la Caritas parrocchiale dovranno quindi possedere o acquisire lo stile e la mentalità degli animatori. I compiti I compiti della Caritas parrocchiale sono: 1.
Educazione alla testimonianza comunitaria della carità La Caritas parrocchiale ha anzitutto il compito di
aiutare l’intera comunità a mettere la carità al centro della
testimonianza cristiana. Occorre superare sia la mentalità assistenziale
per aprirsi alla carità evangelica in termini di prossimità e
condivisione sia la tentazione della delega. 2.
Sensibilizzazione, animazione e formazione La Caritas parrocchiale ha il compito di suscitare
proposte intelligenti ed efficaci volte a favorire la comprensione e
l’attivazione del collegamento vitale tra annuncio della Parola, la
celebrazione dei Sacramenti e la testimonianza della carità. 3.
Conoscenza delle povertà La Caritas parrocchiale, attenta alla vita della
gente e radicata in un territorio, ha il compito della conoscenza
concreta, puntuale e coraggiosa delle condizioni di difficoltà e di
bisogno esistenti all’interno della vita della comunità. 4.
Coordinamento e collaborazione La Caritas parrocchiale ha infine il compito di
coordinare iniziative di carità già esistenti in parrocchia. Il compito primario rimane quello
dell’educazione. Da qui la necessità di un’attenta progettualità:
l’analisi attenta della realtà, il coinvolgimento delle risorse
personali, comunitarie ed istituzionali; la costruzione di reti di
comunicazione e solidarietà all’interno di un chiaro orizzonte
educativo. La pedagogia dei fatti è quell’attenzione educativa che si
pone come obiettivo la crescita di ogni persona e dell’intera comunità
cristiana attraverso esperienze concrete, significative, partecipate.
Agire nel quotidiano, sporcarsi le mani con i poveri, progettare insieme
le risposte e riflettere sul senso di quello che si fa, di che cosa cambia
nella vita degli ultimi e della comunità che li accoglie sono orizzonti
che si aprono percorrendo la via della prossimità, del servizio, del dono
di sé. Ed ancora, lo stretto collegamento tra gli impegni di carità e i
doveri di giustizia, la percezione che per risolvere i problemi bisogna
risalire alle cause e contrastarle, il legame esistente tra lo sviluppo
dei popoli e la causa della pace del mondo, la necessità di saldare
insieme le grandi prospettive di cambiamento sociale e politico con i
piccoli passi quotidiani e con la coerenza personale. La struttura. Come organismo profondamente parrocchiale,
“naturale” presidente è il parroco. I componenti della Caritas, per rafforzarsi
nell’identità e per crescere in relazione ai bisogni e ai compiti, si
incontrano con regolarità per formarsi, progettare e verificare il
lavoro. Mantengono uno stretto legame con le Caritas decanali, zonali e
diocesane; soprattutto per la formazione e per la puntuale efficacia degli
interventi. La Caritas parrocchiale ha una sede, un telefono e uno
schedario. Un capitolo importante della struttura della Caritas
è costituito dalla gestione delle risorse economiche di cui dispongono e
dai relativi bilanci. La compilazione precisa e trasparente del bilancio
può diventare oggetto di riflessione per gli organismi parrocchiali e per
tutta la comunità. La caritas parrocchiale ricerca forme di
finanziamento autonome, anche mediante una quota di partecipazione
regolare dei componenti (autotassazione?) o ricercando gruppi di
sostenitori esterni. Particolare attenzione può essere rivolta a
iniziative di carattere educativo quali raccolte e riciclaggi che
unirebbero più obbiettivi. E’ auspicabile l’apertura di un mercatino
dove proporre abbigliamento e oggetti per la casa da rimettere in circolo
per una cultura del risparmio e del riutilizzo, soprattutto per i meno
abbienti. In caso di iniziative mirate può essere ipotizzabile
il concorso di gruppi già strutturati o della pubblica amministrazione,
così come la richiesta di finanziamenti a enti pubblici o privati. La parrocchia può organizzare una colletta annuale
da destinare a un fondo di solidarietà, gestito dalla Caritas
parrocchiale per i bisogni urgenti del territorio. La testimonianza di carità rende capaci del gesto concreto verso chi è nel bisogno, qui ed ora; ci educa a lavorare insieme e a camminare al passo degli ultimi; insegna l’attenzione al povero che è sempre persona, mai riducibile a un numero, un caso; aiuta a scoprire nel volto dell’altro sempre un fratello. La spiritualitàPer poter essere uomini e donne di carità dobbiamo
essere prima uomini e donne di spiritualità. E’ anzitutto una spiritualità di grande respiro;
attenta al complesso delle realtà terrene e storiche; capace di
sviluppare una dinamica missionaria che fa dell’incontro, del dialogo e
della relazione i suoi capisaldi e in grado di scorgere la presenza e
l’opera di Dio dentro la storia. I gesti concreti che traducono in
testimonianza la carità , sono anche occasione per sperimentare il senso
del limite, la povertà creaturale di cui nessuno è esente. La
spiritualità collegata al servizio della carità si traduce in uno stile
di vita alternativo alle mode e alla cultura corrente.Attraverso la
Caritas Parrocchiale la comunità cristiana deve incarnare una volta di più
il buon samaritano della parabola evangelica. 4.
CONCLUSIONE: MATTEO, 25,34-40 Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuto a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Turate, 18/02/2001
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